I dati sulla denatalità in Calabria nel 2024, diffusi dall’Istat, mostrano un calo delle nascite dell’8,4% rispetto al 2023, un valore più intenso della media nazionale. Questa tendenza, legata anche all’emigrazione giovanile, ha portato a una forte diminuzione della popolazione, in particolare tra i giovani tra i 15 e i 34 anni. Il saldo naturale (differenza tra nati e morti) è negativo, e il saldo migratorio interno (spostamenti tra comuni italiani) è anch’esso sfavorevole, contribuendo a un calo complessivo di quasi 8.000 residenti tra il 2022 e il 2023. La desertificazione demografica è un processo in continua accelerazione e la posticipazione dell’età media con cui le donne si apprestano a tentare la prima gravidanza è spesso la prima causa di insuccesso. Nel 2024 l’età media al parto delle madri raggiunge i 32,6 anni.
Dopo i 40 anni, la qualità degli ovuli diminuisce significativamente a causa di un naturale invecchiamento e di un aumento delle anomalie cromosomiche. Questa riduzione della qualità, combinata con la diminuzione della quantità (riserva ovarica), rende più difficile il concepimento spontaneo e con tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), aumentando anche il rischio di aborti spontanei e malformazioni. Gli ovuli congelati mantengono le caratteristiche dell’età al momento della conservazione, aumentando le possibilità di gravidanza futura e offrendo maggiore flessibilità nella pianificazione familiare. La crioconservazione degli ovociti a scopo precauzionale può essere definita come una Terapia dell’infertilità futura, mediante l’applicazione delle tradizionali tecniche di crioconservazione degli ovociti, ormai affermate e sicure, per accedere successivamente alle procedure di procreazione assistita nel caso in cui non si riesca a concepire spontaneamente. Oltre al fatto di posticipare la maternità per sé, la crioconservazione degli ovociti rappresenta anche una tecnica efficace per diminuire il rischio di anomalie cromosomiche e genetiche per quelle donne che sono ancora fertili ma scelgono di procreare in età avanzata.
Concepire dopo i 35 anni, infatti, incrementa in modo significativo il rischio che il nascituro possa sviluppare anomalie genetiche tra cui la trisomia 21, responsabile per circa il 95% dei casi di Sindrome di Down. Sebbene in molte donne alberghi il desiderio di mettere su famiglia, la mancata realizzazione professionale e dunque l’assenza di un lavoro sicuro e una stabilità economica, spinge queste ultime a rimandare la prima gravidanza. L’infertilità, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una patologia rilevabile a seguito dell’assenza di concepimento dopo 12-24 mesi di rapporti mirati non protetti, è un fenomeno in crescita in Italia, che riguarda circa il 15-20% delle coppie, mentre nel mondo, circa il 10%-12%. In questo quadro, al fine di contrastare il calo demografico, accanto a politiche ambientali più attente e a politiche sociali più efficaci, un ruolo fondamentale può essere svolto dalla medicina della riproduzione, ovvero da quella branca della medicina che si occupa della diagnosi e cura dell’infertilità e delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), ma anche della prevenzione dell’infertilità e della preservazione della fertilità. Ricorrendo alla CPO (Crioconservazione preventiva degli ovociti), una donna può decidere di differire nel tempo un evento importante come la maternità, mantenendo condizioni favorevoli in termini di numero e qualità degli ovociti, e riuscire così a organizzare e pianificare con maggiore libertà la propria vita presente e futura a livello educativo, professionale, economico, sociale, psicologico, emotivo e relazionale, con la possibilità di riallineare le proprie necessità nel presente con un progetto di genitorialità nel futuro secondo i propri valori, principi, credenze e obiettivi. Inoltre, per le donne che intraprendono percorsi di PMA, avere a disposizione i propri ovociti permette di non dover ricorrere a ovociti donati, evitando così costi e procedure ulteriori.


