La consigliera regionale e candidata dem chiede spiegazioni sul cambio ai vertici dell’azienda sanitaria vibonese, definendo la vicenda “grave” e sollecitando risposte concrete per i cittadini.
La consigliera regionale e candidata del Partito Democratico alle prossime elezioni di ottobre, Amalia Bruni, ha sollevato dubbi e richiesto spiegazioni sul cambio ai vertici dell’Asp di Vibo Valentia. L’azienda sanitaria, già gravata da una situazione complessa, ha visto la rimozione del prefetto Giuseppe Piscitelli, e le modalità dell’operazione hanno generato una serie di interrogativi.
La Bruni chiede pubblicamente “per quali ragioni è stato rimosso il prefetto Piscitelli?” e quali “inadempienze gli sono state contestate”. La candidata dem sottolinea l’anomalia di una sostituzione che coinvolge solo Piscitelli, lasciando invece al proprio posto gli altri membri della commissione straordinaria, compreso il commissario di Azienda Zero, Giuseppe Miserendino.
Le accuse di “solitudine” e il silenzio del presidente
La consigliera ha espresso ulteriore preoccupazione riguardo alla denuncia di “solitudine” fatta dallo stesso prefetto Piscitelli in relazione ai rapporti con la Regione. Questo segnale, secondo la Bruni, solleva “interrogativi seri e preoccupanti sulla capacità di accompagnamento e sostegno istituzionale” che l’Asp avrebbe dovuto ricevere dalla struttura commissariale regionale.
Amalia Bruni non risparmia una critica diretta al presidente-commissario della Regione, accusandolo di un “inaccettabile silenzio”. “Sempre pronto a commentare tutto e a distribuire pagelle su qualsiasi tema,” ha affermato Bruni, il presidente si sottrarrebbe quando emergono le sue “precise responsabilità”.
L’appello per il futuro della sanità vibonese
In chiusura, Amalia Bruni ha ribadito che l’Asp di Vibo Valentia “necessita oggi più che mai di supporti concreti e immediati” e di “tutte le risorse e gli aiuti possibili”. L’obiettivo, ha concluso, è quello di uscire da una “stagione difficile” e di “garantire finalmente ai cittadini vibonesi servizi sanitari adeguati e rispettosi dei loro diritti fondamentali”.


